Esistono numerosi martiri di nome Antonino, ma non sembrano esserci dubbi sull’autenticità di questo santo. In passato, è stato confuso con almeno due degli altri santi, incluso «Antonino, un ragazzo» citato nel Martirologio Romano con il vescovo martire d’Alessandria, S. Aristeo. A ogni modo, è quasi certamente l’Antonino che, secondo lo stesso Martirologio, morì a Pamiers e la cui festa è ancora celebrata in Oriente il 9 novembre. È inoltre patrono di Palencia in Spagna, che ha ottenuto alcune delle sue reliquie. Secondo la leggenda orientale, era un tagliapietre che zelantemente rimproverava ai suoi concittadini di adorare le statue degli idoli. Dopo aver esposto le sue idee, andò a vivere sotto la guida di un eremita del luogo, di nome Teotimo. Dopo due anni, contro il consiglio dell’eremita, ritornò in città, e scoprendo che il popolo ancora adorava gli stessi idoli, si recò subito al tempio e distrusse le immagini degli dei. Il popolo infuriato lo cacciò dalla città, costringendolo a rifugiarsi ad Apamea. Pensando di fargli un favore, il vescovo della città gli chiese di costruire una chiesa, facendo infuriare a tal punto gli abitanti non cristiani da farli rivoltare contro Antonino, che venne ucciso alla presunta età di vent’anni.

Secondo il sinassario armeno, il vescovo fece costruire sul luogo di sepoltura di Antonino ad Apamea una chiesa, rasa al suolo nel vu secolo, ma citata negli atti di un sinodo siriano del 518. Per quanto riguarda il trasferimento delle sue reliquie, l’esistenza di spiegazioni leggendarie suggerisce sia avvenuto in una fase abbastanza antica. A Saint-Antonin-de-Rouergue (Tarn-et-Garonne) nell’xi secolo, per esempio, un monastero affermava di possedere il suo cranio e parte del corpo, trasportati là, si diceva, dai fiumi Ariège, Garonna, Tarn, e Aveyron in una barca miracolosamente guidata da un angelo

La storia


Del nostro Patrono si sa pochissimo. Anche la nuova edizione del Martirologio Romano (Libreria Editrice Vaticana, Roma 2001, p. 465) gli dedica solo poche righe: “Die 2 Septembris: APAMEAE IN SYRIA, SANCTI ANTONINI, MARTYRIS, QUI, LAPICIDA, CUM IDOLA GENTIUM DESTRUISSET, VICESIMO AETATIS ANNO PROPTER FIDEI STUDIUM A PAGANIS NECATUS ESSE FERTUR” (2 settembre: Ad Apamea in Siria, [si celebra la memoria di] Sant’Antonino, martire, che, scalpellino, avendo distrutto gli idoli dei pagani, a vent’anni, a causa dell’amore della fede, si dice che da essi venne ucciso).
Non si può aggiungere molto di più a quanto dice il Martirologio, se non che Antonino visse nel III sec. D.C..
Il Racconto del suo martirio (la Passio) è andato perso, purtroppo, ma attraverso notizie raccolte da altri testi si può tentare di ricostruire qualche tratto biografico.
–    Secondo quanto riportato nel Martirologio Geronimiano, Antonino nacque ad Aribazos nella Siria Seconda; scalpellino di mestiere, passando un giorno vicino Apamea di Siria, antica città posta sul fiume Oronte, rimproverò fortemente i pagani che adoravano i loro idoli.
–    Il Codice Cryptoferratense (risalente a prima del X sec. ca.) narra che Antonino trascorse due anni presso un anacoreta di nome Teotimo e poi fece ritorno ad Apamea, dove, rivelando uno zelo che rasentava l’imprudenza, entrò nel tempio cittadino e frantumò gli idoli dei pagani, che per questo lo percossero violentemente. Il vescovo della Città, poco tempo dopo, gli chiese di costruire una chiesa dedicata alla SS. Trinità, ma non appena Antonino iniziò i lavori fu assalito dai pagani che, offesi dalla sua sfuriata, l’uccisero. Antonino aveva solo vent’anni.
–    Il Sinassario Armeno, infine, racconta che il corpo di Antonino fu dapprima smembrato e poi sepolto in una caverna ad Apamea, sulla quale il vescovo della Città fece costruire una basilica a lui dedicata. L’esistenza di questa basilica, che fu poi distrutta nel VII secolo, è confermata da citazioni negli Atti di un Concilio della Siria Seconda nel 518 d.C. ed ancora in una memoria presentata dai Vescovi siri al Concilio di Costantinopoli nel 536 d.C..
Da qui la storia di s. Antonino finisce e comincia quella delle sue reliquie che sarebbero state portate da un certo Festo nella Noble-Val in Francia, dopo la distruzione di Apamea; da qui passarono poi a Pamièrs ed altre ancora nella vicina cittadina di Palencia in Spagna.
Più verosimilmente, le reliquie di Antonino giunsero in Francia grazie ad un gruppo di monaci che avevano con sé le reliquie del Martire e che nel secolo XI si stabilirono nella piana di Tolosa. Qui essi edificarono un convento in aperta campagna: questo convento e questo luogo, che poi divennero una città, dal Santo martire di Apamea ricevettero il nome di Pamièrs e diventarono così la sua “patria” nella pia leggenda che vi si costruì e che veniva ripetuta nei vari luoghi ove si venerava il nostro Santo.
Di questa leggenda parla anche un nostro concittadino, don Carlo Chierichini, viceparroco di Monte Porzio nel secondo decennio del secolo scorso, in un libretto da lui scritto nel 1916 (II ed.) e stampato presso la Tipografia dell’Abbazia italo-orientale di S. Nilo di Grottaferrata.
La diffusione del culto di S. Antonino presso Monte Porzio Catone si deve con tutta probabilità ad alcuni dei monaci orientali che, alla fine del VI sec. d.C. (580 ca), diretti verso l’Europa per sfuggire all’invasione persiana di Siria, Palestina, Egitto e Asia Minore, si stabilirono alle falde della nostra Città, presso l’antica chiesa rurale che, già tempio pagano nel I sec. d.C., fu ribattezzata con il nome e la memoria del martire Antonino (così viene chiamata, nel 1074, dal papa Gregorio VII nella bolla con cui ne faceva dono all’Abate del monastero benedettino di Montecassino: “… ecclesia una, vocabulo S. Antonini, sita in territorio Montis Porculi…”).
Da quanto venne mai a Monte Porzio, ed anzi mai si mosse dalla Siria: e il miracolo detto appare evidente che S. Antonino non dell’acqua, allora? Riguardo il miracolo dell’acqua che, secondo la Tradizione, S. Antonino fece sgorgare dalla terra arida, nel luogo ove ora sorge la cappella rurale a lui dedicata, per irrigare le campagne e alleviare le sofferenze della popolazione, va detto che esso avvenne, con tutta probabilità, in Pofi (FR), in un periodo di grande siccità, e per intercessione del nostro Santo. E’ ipotizzabile che la notizia del miracolo si sia poi diffusa in altri luoghi (sin qui, tra noi) grazie ai contatti che i monaci di cui sopra intrattenevano con i loro confratelli stanziati altrove e grazie a quanti “passarono parola”.
Diversi i segni lungo i secoli dell’affetto e della venerazione che i monteporziani nutrono per il loro Patrono: nel 1769 viene posta la prima pietra dell’Oratorio di S. Antonino al centro storico; nel 1771 è approvata canonicamente (ed è quindi già esistente da qualche tempo) dal card. Enrico Stuart, duca di York e 115° vescovo di Frascati, l’Arciconfraternita di S. Antonino Martire; nel 1773 è commissionata a Gatano Lapis la pala dell’altare dell’Oratorio che ha per soggetto la “Gloria di S. Antonino”; nel 1897 è edita la I edizione della vita di S. Antonino; nel 1900 circa viene composta da Suor Teodolinda, delle Figlie della Croce, l’inno al Santo “Venite fedeli”; nel 1916 viene pubblicata la II edizione, ampliata ed aggiornata, della vita del Santo a cura di Don Carlo Chierichini (v. oltre); nel 1942 viene commissionato ed eseguito l’attuale stendardo del Santo; nell’ultimo decennio del ‘900 si intensificano gli studi sulla figura di Antonino; nel giugno del 1999 Don Gioacchino Liberti, allora parroco, recatosi in pellegrinaggio in Siria, porta a Monte Porzio, in una sorta di “gemellaggio spirituale” nel nome del nostro Santo, alcune pietre tolte dal martyrion (luogo della custodia delle reliquie dei martiri, dove sicuramente è stato custodito anche il corpo di Antonino) e dal pavimento dell’antica Chiesa di Apamea; sempre nel 1999, infine, gli alunni della locale Scuola media realizzano, aiutati dalla pittrice Marjlin Juda Orlandi, un nuovo piccolo stendardo del martire siriano Antonino.
Il culto di S. Antonino Martire è diffuso in Italia (nel Lazio a Pofi, Castelnuovo di Porto, Pico Famese, Grotte di Castro…; Calabria), in Francia ed in Spagna.
Proprio dalla Spagna proviene la reliquia (parte dell’omero destro del Santo) che fu fatta arrivare a Monte Porzio dal Card. Duca di York nel 1772.