Dietro a tutto il nostro essere c’è una triplice domanda. Sant’Agostino direbbe “un triplice desiderio” … quello di essere vivi e di rimanere vivi, quello di essere felici e quello di sentirci amati. Sentiamo forte il bisogno di essere visti da qualcuno che non sia un estraneo. Sentiamo l’esigenza infine di svelare il mistero di noi stessi – chi siamo davvero, verso dove andiamo – come forse l’unico autentico bisogno della vita: possiamo conoscere noi stessi e per chi\cosa siamo stati fatti  quando ci apriamo alla conoscenza del vero ed unico Dio. Il fatto straordinario è che possiamo conoscerlo non attraverso speculazioni o riflessioni astratte, ma semplicemente guardando Gesù, guardando Gesù fatto uomo e carne per noi.

Il Natale, facendoci conoscere Dio, ci fa anche conoscere il nostro vero essere: ci fa scoprire chi siamo e cosa ci stiamo a fare quaggiù! Il Vangelo, dal momento della nascita, comincia a presentarci la figura umana di Gesù: perché guardando Lui, “noi conosciamo l’inconoscibile, vediamo l’invisibile, immaginiamo l’inimmaginabile”.

“Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”: questa frase del Vangelo di Giovanni è l’estrema sintesi di tutto in mistero natalizio cristiano: frase breve e complessissima … tutte le letture della messa del mattino di Natale, ci consegnano un linguaggio molto alto e talvolta difficile. Eppure proviamo a declinare questa frase nella vita concreta di Gesù. Per esempio pensiamolo davanti alla tomba del suo amico Lazzaro; oppure a Gesù che accarezza e benedice i bambini; Gesù che guarda con tenerezza il giovane ricco; Gesù che esulta di gioia di fronte alla fede dei piccoli, che si indigna di fronte alla durezza degli ipocriti … oppure quando è invaso dalla tristezza nel giardino della sua agonia. Ripercorrendo queste pagine di Vangelo molto concrete come queste è possibile affermare che “il mistero di Dio si è fatto lacrime e pianto, il divino si è fatto carezza e tenerezza, esultanza e giubilo, il santo ha preso la misura e la figura della indignazione e della collera, l’inaccessibile ha assunto la veste della tristezza e del dolore, il trascendente ha preso la forma della debolezza, l’onnipotente ha assunto la figura della morte in solitudine. Tutto questo tra noi, per noi … in mezzo a noi”. Diamo carne a questo bambino, a questo Verbo pronunciato da Dio. Diamo carne e concretezza vera a Dio nel nostro vivere. Buon Natale e buona vita vera a tutti voi.

Buona Natale a tutti – Sant’Agostino Rimini