[…] La secolarizzazione, che ha colpito profondamente molte nazioni del Nord Europa e vaste aree del mondo occidentale, ha trasformato il panorama religioso globale. Questo processo ha portato a una riduzione drastica della partecipazione alla vita ecclesiale, con chiese vuote, calo delle vocazioni sacerdotali e religiose, un crescente disinteresse verso la spiritualità e la fede cristiana e più in generale verso il mondo religioso e la vita dello spirito tout court.

In molte di queste nazioni la fede è spesso relegata alla sfera privata, o considerata irrilevante rispetto alla vita sociale.

Di fronte a questa situazione di crisi spirituale, la Chiesa cattolica si è trovata a dover cercare nuove strade per la sua missione evangelizzatrice, allo scopo di mantenere viva la sua presenza e annunciare il Vangelo in contesti sempre più difficili. […]

I dati: i länder dell’ex Germania Est sono, insieme all’Estonia e alla Repubblica Ceca, i territori europei a più alto tasso di ateismo. La Germania nel suo complesso, sia nei territori protestanti sia in quelli cattolici, presenta un quadro secondo il quale solo il 40% degli intervistati nel corso delle indagini a campione afferma di credere in Dio. Ma è un’idea generica: infatti, se si guarda a chi davvero frequenta una chiesa la domenica, la media scende vertiginosamente. E se dal computo dei fedeli osservanti si detraessero gli immigrati, le percentuali di frequentazione sarebbero ancora più basse.

Questa non è, però, solo una crisi del cristianesimo europeo: è, più ampiamente, una crisi della dimensione del sacro e del suo peso nella società. Per la prima volta da quando le civiltà umane hanno dato segno di possedere una dimensione dell’interiorità (ossia praticamente da sempre) siamo in presenza di una civilizzazione dalla quale il sacro è assente, non fa parte dell’orizzonte culturale percepito dai più. Al limite, quello seguito resta un cristianesimo “sociologico”, fatto di cerimonie e di feste che però poco incidono sul resto della vita o della pratica quotidiana della gente. Insieme al cristianesimo, sparisce una visione etica su di esso basata, senza che un’altra si palesi a prenderne il posto. 

E hanno poco di che gioire i predicatori dello scontro di civiltà o delle “radici cristiane” dell’Europa: l’islamofobia creata ad arte per ragioni politiche non porta nuova linfa al cristianesimo, che soffre non della concorrenza di altre religioni ma della crescita pervasiva di un materialismo individualista nel quale né Dio né il prossimo, né tanto meno un’etica della condivisione, possono più avere ulteriore spazio. Al contrario, esso si riduce.

Stiamo procedendo verso un “inverno della fede”, sempre meno rischiarato anche dalle nostre scelte tanto liturgiche e intellettuali quanto civili e pratiche.


FRANCO CARDINI
La civiltà che esclude il sacro vuole una fede “sociologica”
in: Avvenire 29 settembre 2024