La festa di Natale non riusciamo ad “addomesticarla” completamente, per quanto nel tempo sia stata da noi trasformata accentuandone aspetti esteriori, folkloristici e sentimentali.
Ogni tanto, quel Bambino manda il suo delicato richiamo e richiede con dolcezza il suo posto. Per questo è una festa scomoda.
Oltre le luci, il cibo e i regali, il Natale rimette al centro la nostra umanità con tutte le sue contraddizioni:
la famiglia, l’accoglienza e il rifiuto, l’amore e l’odio, la gelosia, l’umiltà e il potere, la ricerca del senso,
la ricchezza e la povertà.
E soprattutto riporta la nostra attenzione verso Colui che ha voluto “restringersi” nella dimensione umana per “allargarci” alla sua misura infinita ed eterna.
Quel Figlio donato dal Cielo, che ha voluto, nella sua libertà, partecipare alla nostra umanità, ci indica la meta del nostro “pellegrinaggio” e si offre di accompagnarci e sostenerci, perché sa che rischiamo di perderci, storditi dalle cose materiali e dall’apparenza.
Siamo invitati a percorrere un’altra strada, a provare quell’esperienza interiore di unione spirituale con Lui, con Gesù.
Questo richiede tempi di raccoglimento, di silenzio, mettendo in pausa più spesso quella tecnologia che invece di servirci, ci ammalia, ci assorbe, ci allontana dalla realtà e dal prossimo.
Il Natale ci invita a recuperare questa intimità con Lui. Ogni frastuono, ogni stordimento, ci lascerà insoddisfatti.
Potremo dire: “È stato un bel Natale!”, se ci saremo accorti di Lui e gli avremo aperto il cuore, mostrandogli affetto. Alcuni già lo fanno, altri non sanno ancora come fare, ma se lo desiderano veramente, troveranno la loro strada.

Buon Natale e buon Anno Giubilare!
don Renato

Natività (particolare) 1868. Copia dall’originale di Palma il Giovane, eseguita da Sebastiano Fanelli da Rimini