Tra le raccomandazioni che papa Francesco suggerisce – sempre al numero 27 dell’ Evangelii gaudium – per un rinnovamento missionario della vita parrocchiale si trova anche il tema degli orari. Il pensiero corre, innanzitutto, agli orari della Santa Messa. E c’è da riconoscere che, anche in questo ambito, il discernimento da compiere non è di poco conto. La questione è che ci troviamo, quasi sempre, con orari della Santa Messa, feriale e della domenica, che sono stati scelti all’indomani del Concilio vaticano II e, dunque, circa 60 anni fa.

I cambiamenti introdotti da quel grande evento ecclesiale richiesero, ovviamente, una nuova impostazione dell’orario parrocchiale. L’uso della lingua corrente al posto del latino, la spinta alla partecipazione di tutto il popolo di Dio alla celebrazione eucaristica, la limitazione del digiuno richiesto per accedere alla comunione, l’attenzione alle contingenze lavorative di tante persone… portarono a definire gli orari della Santa Messa, più o meno, ancora vigenti.

Al riguardo, forse l’esempio più chiaro riguarda l’introduzione su larga scala della Messa prefestiva del sabato, che andava incontro alla necessità di molti di dover lavorare soprattutto nei campi e con il bestiame anche il giorno di domenica. Abbiamo qui un’attenzione che al tempo era fortemente giustificata.

Un altro esempio è dato poi dal continuo adattamento, in alcune comunità, della Messa feriale ai passaggi tra ora solare e ora legale e viceversa. Abbiamo così un orario invernale e uno estivo della celebrazione quotidiana, e in questo caso l’unica ragione plausibile sembra essere quella di consentire – e direi non senza ragioni – ai fedeli di una certa età di poter rientrare a casa all’orario giusto!

Ora il richiamo di papa Francesco a “ripensare” anche gli orari della vita parrocchiale è, a mio avviso, un’occasione propizia per ritornare a interrogarci di nuovo sul senso specifico della presenza di una parrocchia in un determinato territorio sotto le condizioni sociali e culturali in cui ci troviamo a vivere.

E l’interrogativo è presto detto: a chi ci rivolgiamo quando pensiamo a coloro che dovrebbero essere presenti alla celebrazione eucaristica, feriale e soprattutto della domenica, con questi orari della Messa che risalgono a oltre mezzo secolo fa? E forse la verità è che questo in­terrogativo non ce lo poniamo mai. La ragione di ciò è data da quella generale fatica degli operatori pastorali a porsi in uno spirito di discernimento che voglia fare sul serio i conti con il nuovo stile di vivere del cittadino medio occidentale.

Tutti siamo al corrente di come è del tutto cambiato il nostro stile di vita spicciolo e, dunque, di quanto differenti, rispetto a quelli diffusi sino a solo quarant’anni fa, siano i nostri orari di veglia e di sonno, di lavoro e di riposo, di impegno e di relax, di contatto con gli altri e di solitudine, di alimentazione e di digiuno, di cura del corpo e di cura dell’anima.

In questa direzione, anche solo decidere accuratamente la questione dell’ora della Santa Messa è un modo diverso ma efficace per chiederci se davvero vogliamo, come parrocchia, essere quel luogo che porta Gesù a tutti e soprattutto che porta tutti a Gesù.


di Armando Matteo
docente di teologia all’Urbaniana

L’ora della Messa

su VITA PASTORALE maggio 2025