XXIII Domenica del Tempo Ordinario
«EFFATÀ, APRITI!»
Gesù compie ciò che era stato annunciato da Isaìa: è lui il vero Messia di Dio che apre le nostre orecchie perché possiamo ascoltare la sua Parola e schiude le nostre labbra perché possiamo cantare le sue lodi.
Oggi il Vangelo ci presenta Gesù impegnato in uno strano itinerario di viaggio: per andare a sud si dirige verso nord.
Non dobbiamo però leggere il testo con categorie geografiche, quanto piuttosto riconoscere che è intenzione di Gesù fermarsi in terra pagana. Spesso sono proprio i “lontani” che lo accolgono, mentre i “vicini” lo rifiutano. A Tiro aveva già guarito la figlia della donna siro-fenicia; qui, nel territorio della Decàpoli, guarisce un sordomuto.
La pagina evangelica ha un chiaro sfondo battesimale (mani, saliva, effatà) e un deciso orientamento catechetico: il gesto di Gesù compie la profezia di Isaìa per cui «griderà di gioia la lingua del muto» (I Lettura).
Il sordomuto rappresenta un po’ tutti noi, murati in noi stessi e chiusi alla grazia. A noi Gesù dice: «Effatà, Apriti!». Tutta
la Sacra Scrittura è una storia di alleanza tra Dio e il suo popolo, ma questa non può esistere senza l’ascolto e l’accoglienza. Quante volte Dio è stato rifiutato o non riconosciuto!
Allora anche noi stiamo attenti a non usare favoritismi personali, a non trattare l’altro secondo le convenienze sociali (II
Lettura). Dove c’è lo “scartato” potrebbe celarsi Dio che ci vuole parlare.
don Michele G. D’Agostino, ssp
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