A chi percorre l’antica “via maestra”, cioè il Corso d’Augusto, fra la piazza del comune e il ponte Tiberio, la chiesa dei Servi si presenta con un fianco costituito da una muraglia compatta e regolare, senza finestre, ritmata da semplici lesene che si innalzano da un basamento di gusto medievale. Nè questo fianco, né la facciata classicheggiante, alta su una piazzetta esigua, lasciano prevedere il fastoso interno della chiesa.

L’interno è costituito da un’unica navata, con sei altari laterali, un grande presbiterio sormontato da una cupola e concluso da un’abside curva che reca al centro un panneggio azzurro sorretto da angeli d’oro, disteso attorno ad una nicchia pure dorata con la statua della Madonna con il bambino.

L’immagine della Madonna compare anche al centro del soffitto, nell’iconografia tipica dell’Immacolata e anche in quattro dei sei dipinti che ornano gli altari laterali.

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Questa chiesa del resto è stata dedicata alla Madonna fin dalla sua fondazione, all’inizio del XIV secolo. Accanto alla prima pietra dell’attuale edificio, benedetta il 9 novembre del 1766, era scritto appunto: Templum hoc antiquitus dicatum B. M. Virgini sine labe conceptae. Per la gente tuttavia è sempre stata semplicemente la chiesa dei “Servi” (intendendo dei Servi di Maria, uno degli ordini mendicanti che si erano stabiliti a Rimini nel Medioevo) ed è stata chiamata così anche dopo la partenza dei suoi fondatori, cacciati da Napoleone nel 1797. 

L’edificio attuale è tutto del tardo Settecento, e di uno stile che unisce la fantasia e il pittoricismo barocchi a qualche lieve inflessione classica: il suo progettista è stato l’architetto bolognese Gaetano Stegani. 

L’apparato decorativo della chiesa è stato concepito dai padri Serviti con molta cura su due registri: l’esaltazione di Maria e la celebrazione dei Santi dell’Ordine.

Alla Madonna sono state riservate le parti più nobili della chiesa: l’abside, il presbiterio, la parte mediana della navata. Sembra che l’attuale statua della Madonna con il Bambino, venerata come Madonna del Rosario, provenga dall’oratorio del Rosario dei Domenicani. In alto, al centro della conca absidale, risalta appunto il cuore raggiante dell’Addolorata, trafitto da 7 spade e affiancato da due angioletti adoranti. Altri angioletti nei pennacchi della cupola portano e agitano simboli che esaltano le virtù di Maria: la rosa, la palma, l’ulivo, il cedro del Libano. 

Un generale restauro, che comportò anche un nuovo impianto di illuminazione e l’installazione di un organo più moderno, si ebbe dopo il terremoto del 1916. L’ultimo invece si deve al parroco don Renato Grotti, nel 1970.

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